Come è piuttosto semplice immaginare, grazie al lockdown, l'e-commerce ha rappresentato uno dei principali motori del consumo globale. Infatti, non solo in Italia, alcuni settori hanno riscontrato una crescita davvero inaspettata. Stiamo parlando delle industrie legate all'alimentare, all'arredamento, al beauty, allo sport nonché al pharma che - ancora adesso - sono in fase di crescita e dimostrano l'applicazione del modello o strumento e-commerce anche a settori non propriamente maturi dal punto di vista degli acquisti online.
Infatti, ciò che si denota è che i settori più maturi crescono con un tasso sostenuto ma sotto alla media di mercato. Ad esempio, guardando alle stime per quest'anno, vediamo che informatica ed elettronica di consumo valgono circa 6 miliardi di euro (+18%), l'abbigliamento 3,9 miliardi (+21%), l'editoria 1,2 miliardi (+16%), ma i comparti emergenti (come Food&Grocery) sono quelli che registrano i migliori risultati con ritmi di crescita esponenziali.
In particolare, l'e-commerce - nonostante continui a rappresentare ancora una piccola parte degli acquisti complessivi - è sempre più rilevante in Italia e - come si diceva - durante il lockdown ha rappresentato il principale, se non unico, motore di generazione dei consumi, con ricadute nel medio-lungo periodo. A dimostrarlo è anche una recente ricerca sviluppata da IPSOS la quale riporta come, durante la quarantena, "lo shopping online sia stato adottato da ben 3 italiani su 4, rientrando quindi in breve tempo fra le nuove e più frequenti abitudini della quotidianità del lockdown, preceduto solo dal tempo passato con familiari e amici, sui media o dedicato agli hobby nel tempo libero".
Trend passeggero o "nuova normalità"?
Chiaro è che, a questo punto, ci si interroga su quanto questo trend positivo sia da considerarsi una tendenza passeggera oppure una "nuova normalità".
Per rispondere a questa domanda, riprendiamo ancora una volta la ricerca IPSOS che sottolinea come "il 37% degli italiani abbia intenzione di acquistare online addirittura di più nei prossimi 6/12 mesi. Un’intenzione, peraltro, correlata anche a una generale tendenza verso stili di vita più digitali", confermata dall’abbandono del contante che 1 italiano su 3 dichiara di non voler più utilizzare.
Resta da capire quindi quali potrebbero essere i settori verso i quali gli italiani si orienteranno maggiormente e, sempre secondo Ipsos Strategy3, ci si può aspettare un'impennata per gli acquisti di prodotti per l’igiene e la cura della persona e dell’ambiente domestico (44%), medicinali (29%), vestiti e accessori (44%) e, infine, apparecchiature elettroniche (34%). Ovviamente, la grande capolista di questi settori sarà ancora una volta l'industria del Food&Grocery.
A modificarsi non saranno quindi solo i settori più prolifici a livello di acquisti online ma anche il comportamento stesso dell'utente/acquirente. I consumatori svilupperanno sempre maggiore dimestichezza con l'acquisto online e quindi anche una consapevolezza maggiore sia a livello di qualità-prezzo dei prodotti acquistati sia della ricerca stessa del prodotto su marketplace o portali specializzati.
E-commerce: l'occasione da non lasciarsi sfuggire
In un contesto come quello appena descritto, diventa quindi chiaro che le imprese che potranno avere maggiore successo post-lockdown ma anche nell'arco dei prossimi anni saranno quelle che riusciranno a cavalcare nel modo migliore possibile questo inequivocabile trend di vendita, senza considerare che le più virtuose saranno anche quelle che riusciranno a garantire una maggiore sostenibilità delle proprie supply chain (catene di fornitura) e del loro business model, in modo da strizzare l'occhio anche a quel numero crescente di consumatori consapevoli che vorranno tutelare - nonostante l'utilizzo dello shopping online - anche fattori come inquinamento e riscaldamento globale.
La direzione che sicuramente prenderà l'e-commerce sarà quella di diventare sempre più glocal e rafforzare quindi il proximity commerce, ovvero quella strategia che permette l’integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, i quali, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery, possono raggiungere i clienti residenti nelle zone limitrofe.
Grazie al digitale, infatti, i negozi di un territorio possono fare sistema fino a organizzarsi in un micro-marketplace locale, raccogliendo in un’unica piattaforma l’offerta dei commercianti non solo per soddisfare la domanda del bacino di utenza locale, ma anche per favorire un ampliamento dei propri confini, fino all’esportazione dei prodotti.